IL MUSEO ARCHEOLOGICO LOMELLINO
Il Museo Archeologico Lomellino si trova a Gambolò, in Piazza Castello, all’interno di Castello Litta-Beccaria, nella cosiddetta “Manica Lunga” o “Loggia delle Dame”, un lungo porticato a colonne binate. Il museo è impostato con criteri didattici e accompagna il visitatore con numerosi pannelli, ricchi di fotografie, illustrazioni e didascalie. Il percorso è caratterizzato da colori differenti, periodo per periodo, su pannelli, vetrine e didascalie per distinguere le diverse fasi cronologiche e facilitare la comprensione. Il museo si articola in quattro sale.
Il percorso inizia con una grande carta archeologica della Lomellina che evidenzia con simboli e colori diversi la periodizzazione, i principali luoghi di interesse archeologico e le differenti tipologie di rinvenimento.
Visitare il Museo Archeologico Lomellino significa fare un tuffo nel passato per scoprire la vita dell’uomo preistorico, dei Celti, dei Romani in Lomellina.
SALA I – La Preistoria e la Protostoria
La prima sala rappresenta un grande excursus cronologico dall’arrivo dell’uomo all’epoca romana, attraverso le varie fasi culturali che si sono susseguite. La Preistoria e la Protostoria della Lomellina sono illustrate da manufatti del Mesolitico Recente (7500-5500 a.c.), del Neolitico (5500-3300 a.C.), dell’Eneolitico (3300-2300 a.C.), dell’Età del Bronzo (2300-900 a.C.), della Prima Età del Ferro (900-396 a.C.) e della Seconda Età del Ferro (396-25 a.C.).
Sono particolarmente rilevanti i reperti del Mesolitico Recente in selce, recuperati a Vigevano, Gambolò, Gravellona, poiché costituiscono la prima traccia di industria umana in selce scheggiata in Lomellina e testimoniano l’inizio della frequentazione del territorio. Alcuni materiali attribuibili al periodo Neolitico (lame di scure in pietra levigata) indicano la diffusione della rivoluzione agricola con le relative conseguenze sullo stile di vita (coltivazione, allevamento, progressiva sedentarizzazione).
I materiali del periodo Eneolitico (ceramiche, fra cui si distingue un esemplari di vaso campaniforme) ci introducono alle età del metalli.
L’età del Bronzo segna un netto incremento della presenza umana, grazie al globale miglioramento della qualità della vita umana in tutta Europa grazie a una serie di progressi tecnologici e produttivi (aratro a trazione animali, stabulazione e concimazione, utilizzo di ulteriori specie vegetali e animali). Aumentano i reperti a dimostrazione di una intensificazione della presenza di villaggi, testimoniati da reperti fittili, bronzei e litici, che provengono da abitati della Media e Tarda Età del Bronzo (1600-1400 a.C.), situati lungo i terrazzi del Ticino e del Terdoppio.
In Lomellina la prima Età del Ferro è testimoniata dalla cultura di Golasecca, di cui sono esposti i corredi di quattro tombe a cremazione rinvenuti in località Garlasco-Madonna delle Bozzole.
La seconda età del Ferro è rappresentata da sei corredi funebri di epoca celtica, ordinati cronologicamente, concludono il percorso della sala e conducono all’inizio della romanizzazione. I materiali sono datati dalla metà del terzo secolo a.C. al primo secolo a.C.. Si notano alcune armi (punte di lancia, coltelli), fibule, monete galliche (dracme padane), ceramiche, fra cui si distinguono un esemplare di vaso piriforme, a decorazioni geometriche in colore bruno, e i vasi a trottola, dedicati alla conservazione e al consumo del vino.
SALA II – La Storia del rito funebre
Questo settore del museo racconta la storia del rito funebre in Lomellina. Dall’arrivo dell’uomo nel Mesolitico Recente il rito funerario utilizzato è l’inumazione, con il defunto deposto prima in posizione rannicchiata o fetale e poi distesa. Ad un certo punto, a partire dalla fine della Media Età del Bronzo e a seguito di un cambiamento spirituale, le testimonianze materiali evidenziano la sostanziale prevalenza del il rito della cremazione del cadavere. Questa pratica in Lomellina sembra ora prevalere ininterrottamente sino all’inizio della seconda età imperiale romana. La sala propone la ricostruzione di quattro tombe a cremazione (due tombe celtiche, una con elementi celtici della fase della romanizzazione, una tomba romana) e una tomba romana a inumazione, a testimonianza dell’ulteriore cambiamento che matura dalla fine del secolo II d.C. e riporta a questa pratica. Le sepolture sono state ricomposte con cura filologica per mostrare al visitatore come si presentano al momento della scoperta e di conseguenza come venivano composte. La differenza della composizione dei corredi permette inoltre di evidenziare la differenziazione sociale nelle comunità preromane.
Un settore evidenzia l’utilizzo di letti funebri in legno che accoglievano il cadavere ed erano decorati da applicazioni in terracotta con varie iconografie (teste di leoni, di cavalli, di uccelli, di personaggi legati al culto di Bacco).
SALA III – La vita e il costume nella seconda Età del Ferro o celtica
La sala illustra gli aspetti della vita e del costume nel periodo celtico, attraverso l’esposizione di alcuni corredi funebri. Il primo settore della sala è dedicato all’abbigliamento, al costume e alle attività femminili, ed evidenzia, attraverso i vari corredi, il ruolo, la vita e le attività quotidiane. Il secondo settore presenta corredi funebri maschili e la ricostruzione dell’abbigliamento del guerriero. Si evidenziano i corredi con parure per il consumo del vino (vasi a trottola, bicchieri, filtro), a imitazione del simposio di tradizione greca, etrusca a e poi romana, gli elementi di ornamento personale (fibule, fibbie, anelli). La disposizione cronologica dei corredi funebri evidenzia il progressivo processo di romanizzazione delle tribù indigene.
SALA IV – L’Età Romana
I corredi funebri sono esposti in ordine cronologico e presentano caratteristiche comuni a quelli coevi delle necropoli delle rive lombarde e piemontesi di Ticino e Lago Maggiore e del Canton Ticino. Infatti si parla infatti di “civiltà del Ticino”, in quanto questo fiume è stato fin dalla Preistoria un elemento di aggregazione fra le sue sponde per tutto il suo percorso, favorendo collegamenti e commerci in maniera da produrre fasi omogenee di cultura materiale. I corredi dotati di oggetti in vetro sono di particolare rilevanza e abbondano nelle necropoli lomelline del I secolo d.C.. Si notino le figurine in terracotta ricavate da matrici (divinità, coniugi abbracciati, figure di animali, ecc.) e che rientrano nella categoria della “coroplastica”. Settori specifici sono dedicati alla ceramica, alle monete e alle lucerne. Completano l’esposizione pannelli e vetrine dedicati all’abbigliamento e alla toilette femminile.